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 Cadillac

La Storia di tutte le case automobilistiche


Fin  dalle origini al 1941

La prima Cadillac ad uscire dai cancelli della fabbrica si chiamava Modello A. Era il settembre del 1902 e con quella vettura il marchio poneva la prima pietra della sua lunga storia.
Il Modello A colpì immediatamente il pubblico degli acquirenti (che all’epoca non erano molti) per la sua linea e le sue ingegnose innovazioni tecnologiche. Insomma, un successo. Al punto che appena quattro anni dopo, Henry M. Leland, fondatore della casa di Detroit, decise che era venuto il momento di sfornare un nuovo modello, denominato K, dotato di un motore monocilindrico di 1266 cc. Il Modello K vinse il "Dewar Trophy", massimo riconoscimento automobilistico inglese, che premiava le qualità tecniche delle vetture di nuova produzione.
Per trovare tuttavia l’inconfondibile design Cadillac, occorre far un balzo in avanti, e precisamente nel 1927…

Harley Earl (1893 – 1969) iniziò la sua carriera progettando bighe romane e carrozze rococò per Hollywood insieme al carrozziere Don Lee di Los Angeles. Dopo questo avvio davvero singolare, la sua carriera proseguì in modo fulminante. Per decenni il creativo californiano definì lo stile avveniristico delle Cadillac ed inventò soluzioni estetiche, come le pinne posteriori, destinate a diventare un classico.
Nel 1927 Earl progettò l’elegante La Salle 303 – la prima automobile americana disegnata da uno stilista e posta in commercio – e con essa Cadillac ebbe fama di costruttore di vetture di elevato contenuto estetico.
Grazie allo stretto radiatore anteriore ed alla sottile sezione frontale, questa vettura appariva molto più snella delle piuttosto imponenti automobili americane dell’epoca e, per la prima volta, era disponibile con carrozzeria bicolore. “Fino al 1927 la Cadillac era considerata soprattutto una buona automobile, solida ed affidabile” disse David Holls (1931 – 2000) ex direttore Design di GM ed Opel. Earl rappresentò una svolta. “Da allora le Cadillac furono anche eleganti e raffinate”.

Il modello La Salle venne realizzato per colmare lo spazio venutosi a creare nella gamma General Motors tra le economicamente convenienti Buick e le più costose Cadillac. A questo punto la marca si impose rapidamente all’attenzione con un design in grado di fare moda.
Nel 1934 Earl realizzò un’altra icona stilistica: la Serie 50. Con i suoi parafanghi allungati, i dischi copriruota e particolari armoniosi come gli “oblò” circolari ai lati del cofano, questa convertibile precorreva i tempi. Nel 1941 dalla catena di montaggio uscì l’ultima delle 205.000 La Salles prodotte.

Nel 1927 Harley Earl costituì la nuova sezione Arte e Colore – il primo reparto stile indipendente di una casa automobilistica – e nel 1940 divenne vice-presidente responsabile Design del gruppo General Motors. Troviamo la sua firma su una serie di prototipi come modelli Le Mans del 1953 e su alcuni elementi stilistici che sarebbero apparsi su modelli successivi.
Earl si ritirò nel 1958 dopo oltre trent’ani di straordinario lavoro creativo per Cadillac e General Motors.
Le imponenti cruiser degli anni 50 e 60 si chiamavano Eldorado e de Ville. Per molte persone queste grandi Cadillac ricche di cromature fanno ancora oggi parte dell’immaginario americano così come i “fast food”, il football, la Coca Cola, i film western e i grattacieli.
Insieme al suo assistente Julio Andrade, nel 1948, il capo-progettista Harley Earl aveva già inventato un elemento stilistico essenziale: le pinne. Ispirata all’aereo da caccia Lockheed P-38 Lightning (Earl perfezionò la sua ricerca visitando l’aeroporto di Selfridge Field), la Cadillac Sixty Special fui la prima automobile ad adottare questo particolare stilistico che per decenni caratterizzò lo stile della produzione americana.

I modelli del 1948, i primi ad essere messi aerodinamicamente a punto nella galleria del vento del Centro Prove GM di Milford (Michigan), avevano pinne abbastanza contenute. Questo affascinante motivo estetico fece però così presa che alcuni concessionari esponevano la vettura con la coda rivolta verso le vetrine ed i fari accesi, in modo che di notte i passanti avessero la migliore visione possibile della novità.
Aziende esterne iniziarono addirittura a produrre pinne posteriori da applicare ai modelli precedenti!
L?altezza delle pinne aumentò di anno in anno fino a raggiungere, nel 1959, i 97 centimetri. Le pinne delle Cadillac erano le più alte fra quelle delle automobili americane dell’epoca, appena 40 centimetri più basse del tetto. I fari a forma di candela esaltavano l’andamento frastagliato delle pinne.

Non c’erano però solo le pinne. All’epoca le Cadillac si coprirono di cromature. Al tempo stesso le protuberanze sui paraurti anteriori divennero sempre più grandi e sporgenti. Per questo furono presto soprannominate “Dagmar”, in onore alla forme voluttuose dell’attrice Virginia Ruth Egnor (1921-2001), la cui popolarità era dovuta alla sua partecipazione alla serie televisiva “Jerry Lester’s House Party”.
Oltre alle “Dagmar”, la Eldorado del 1953 si faceva apprezzare per il parabrezza panoramico e le cornici cromate dei fari anteriori (altrimenti note come le “visiere dei cadetti”).

Tutti coloro che non ritenevano la Cadillac abbastanza esclusiva potevano sempre averne una fatta su misura da uno specialista. Moltissimi carrozzieri e stilisti di fama hanno realizzato automobili super-esclusive sulla base della Cadillac. E’ questo il caso di Henri Chapron (Francia), Fleetwood (Usa), Ghia (Italia), Glaser (Germania), Heuliez (Francia), Franco Sbarro (Svizzera), Van den Plas (Belgio), Vignale e Zagato (entrambi italiani).

La collaborazione con la Pininfarina risale ad oltre 70 anni fa. Nel 1931 Battista “Pinin” Farina progettò e costruì per conto del maharajah di Orccha la “Mille e una notte”, una stupefacente spider realizzata sulla base della Cadillac 452 con motore a 16 cilindri a V. Tre prototipi – la Starlight, la Skylight e la Jaqueline – furono invece realizzati fra il 1958 e il 1962. Nel 1959 e nel 1960 la carrozzeria torinese evase invece il primo ordine numericamente consistente: 200 esemplari della lussuosissima Eldorado Brougham, allestiti utilizzando componenti meccaniche giunte appositamente in Italia via nave dagli Usa.

A dispetto delle evidenti difficoltà logistiche, alla fine degli anni ’80 le due aziende ripeterono l’esperimento. Sergio Pinifarina, figlio di Battista, progettò la Allantè, un’elegante convertibile a due posti, che Cadillac decise di produrre esclusivamente in Italia. Questa volta il trasporto venne affidato ad un ponte aereo: aerei jumbo trasportavano a Torino gli organi meccanici ed oltre 100 componenti diverse prodotte negli Stati Uniti (dal cruscotto al climatizzatore). La pista dell’aeroporto di Caselle dovette essere allungata per consentire l’atterraggio del Boeing 747.
Nella fabbrica di San Giorgio la Pinifarina montava gli organi meccanici e gli eleganti arredi interni sulle carrozzerie. Alla fine di questo processo le Allantè venivano spedite al Metropolitan Airport di Detroit al ritmo di 56 esemplari alla volta. Tra il 1987 ed il 1993 furono così costruite oltre 22.000 Cadillac Allantè. Questa convertibile – brillante frutto della collaborazione fra due aziende famose – è oggi un classico molto ricercato fra i collezionisti.

In tempi più recenti Cadillac ha lavorato con il gioielliere italiano Bulgari i cui standard di prestigio e clientela potenziale sono analoghi a quelli della marca americana. La plancia del prototipo Vizòn è un esempio evidente di questa collaborazione.

FONTE: 4TUTTO.COM


 
 

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